Incastonata nella meravigliosa rupe di Orvieto (TR), a destra della funicolare che sale verso il centro storico, si erge una bassa costruzione circolare all’apparenza poco rilevante, ma che custodisce l’accesso ad un piccolo capolavoro di ingegneria di metà del ‘500. E’ il Pozzo di San Patrizio, costruito da Antonio da Sangallo il Giovane per volere di papa Clemente VII che, ritiratosi ad Orvieto dopo il Sacco di Roma, volle tutelarsi in caso di assedio della città.
Il pozzo è costituito da due rampe elicoidali a senso unico, completamente autonome e servite da due diverse porte che consentivano il trasporto coi muli dell’acqua estratta, senza ostacolare i due sensi di marcia in discesa e salita, e senza dover ricorrere all’unica via che all’epoca saliva al paese dal fondovalle.
E’ profondo 53,15 mt ed è stato realizzato scavando nel tufo dell’altopiano tozzo della Val Tiberina. Ha forma cilindrica a base circolare con diametro di 13 mt. Gli scalini sono 248, i finestroni che vi danno luce sono 70. Una curiosità: la sua struttura è identica, geometricamente parlando, alla doppia elica del DNA, scoperto tuttavia ben 400 anni dopo (nel 1951).
Il pozzo deve la sua attuale denominazione proverbiale alla similitudine del luogo con quello di un’antica leggenda Irlandese, legata ad una profonda caverna posta su un isolotto del lago Derg, indicata da Cristo nel VI sec. a San Patrizio affinché fosse usata per mostrare le pene dell’Inferno ai fedeli più increduli. I peccatori dovevano avventurati sino a raggiungere il fondo e trattenersi in preghiera, ininterrotta, per un giorno e una notte. In cambio costoro avrebbero ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso al Paradiso, una sorta di tunnel verso l’aldilà. Tanto è vero che in epoca passata il pozzo fu usato temporaneamente come “Purgatorio di S. Patrizio”, a cura dei frati del vicino convento dei Servi di Maria, che ben conoscevano la leggenda del patrono d’Irlanda.
L’Espressione “avere un pozzo di San Patrizio” è inoltre un conosciuto modo di dire che indica il possesso di una fonte di denaro ritenuta inesauribile da colui che vi attinge. Si può in tal senso azzardare l’ipotesi secondo la quale la via del pozzo era talmente lunga da essere “inesauribile”, da qui il detto popolare.
Infine, come spesso accade per le cavità profonde, intorno a questo luogo si è creata negli anni un’aura di sacro e magico, tanto da ingenerare nei turisti la scaramanzia di gettare monete sul suo fondo nella speranza di vedere avverati i propri desideri.
Per maggiori info:
– http://www.inorvieto.it/it/scegli/orvieto_sotterranea/pozzo_di_san_patrizio.html
– http://www.luoghimisteriosi.it/umbria_pozzospatrizio.html