L’origine dell’Abbazia di Pomposa risale ai secoli VI-VII, quando su quella che era l’Insula Pomposia (un’isola boscosa circondata da due rami del fiume e protetta dal mare) sorse un insediamento benedettino, che divenne poi un importante centro monastico a partire dall’anno mille. La sua figura appare improvvisa al viaggiatore, con lo svettante campanile immerso nella pianura verdeggiante di Codigoro (FE), in pieno Delta del Po. L’abbazia è un gioiello architettonico, una a delle più importanti di tutto il nord Italia per la ricchezza di tesori e simbolismi, dell’arte e della storia che in essa sono racchiusi.
Il monastero pomposiano accolse inoltre personaggi illustri del tempo tra i quali l’Abate Guido Monaco (Guido d’Arezzo), noto per essere l’inventore del “tetragramma” (predecessore del pentagramma), un metodo di scrittura musicale basata sul sistema delle sette note. A quell’epoca, XI sec. circa, fu una vera e propria rivoluzione che consentì per la prima volta di mettere per iscritto i canti del monastero, attraendo migliaia di pellegrini da tutto il mondo.
A seguito dell’opera di restauro effettuata dall’ Stato Italiano tra il 1925 e 1930, il complesso pomposiano (la cui struttura originale era molto più estesa) si presenta ai giorni nostri in ottimo stato, offrendo la possibilità di visitare la Chiesa abbaziale di Santa Maria (che nasconde uno dei cicli di affreschi di ispirazione giottesca più preziosi di tutta la provincia nonché un meraviglioso pavimento a mosaico), il chiostro, la sala capitolare, il refettorio (con l’affresco dell’ultima cena), la cosiddetta “sala delle Stilate” e il dormitorio (oggi Museo Pomposiano).
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