La Città della Domenica è il primo parco giochi sorto in Italia, ideato e realizzato alla fine degli anni ’50 da Mario Spagnoli, figlio di Luisa Spagnoli (nota imprenditrice locale che ha inventato i Baci Perugina e fondato l’omonima casa di moda).
Originariamente denominata “Monte Pulito” a causa della mancanza di vegetazione, la collina ha subito una progressiva opera di trasformazione per mano dell’uomo, fino ad assumere l’aspetto l’attuale con la creazione delle varie installazioni e delle attrazioni per i bambini (Fort Apache, Cavallo di Troia, il Labirinto, le Case delle Fiabe, ecc.). L’area fu definitivamente aperta al pubblico nel 1963 ed in quei primi anni fu anche scelta come punto d’arrivo per una tappa del Giro d’Italia. A fine anni ’70 il parco si è rivolto più alla conservazione di specie animali ed all’educazione ambientale, senza però perdere il suo alone di fantasia e mistero. Negli anni ’90 sono stati effettuati importanti interventi di manutenzione, con la realizzazione del rettilario situato appena fuori dal parco.
Il parco è posizionato all’interno di una vasta area boschiva che accoglie la sezione “family park” e quella zoologica. E’ aperto generalmente da fine Marzo a inizio Novembre e in alcuni giorni offre al pubblico anche spettacoli con figuranti quali “Sfida per il Trono” nel Villaggio Medioevale, “Una Favola nel Bosco” presso l’Area Fiabe e “Avventure nel Far West” a Fort Apache. Alla Stazione Centrale (la piazza d’ingresso al parco) è possibile prendere il trenino che percorre l’intera struttura facendo tappa alle varie attrazioni. [vedi la mappa del parco]
L’intrattenimento è quindi abbastanza variegato anche se, a causa dell’anzianità ed obsolescenza della struttura, di livello sicuramente inferiore a quello che attualmente caratterizza i maggiori parchi di divertimento italiani. E’ comunque una buona alternativa per le famiglie che vogliono trascorrere alcune ore di relax e apprendimento, passeggiando nella natura e restando ancora affascinati dalla magia e passione che Spagnoli ha cercato di trasmettere a quei luoghi, magari con un po’ di sana malinconia, soprattutto per chi come noi li ha vissuti nel loro momento di massimo splendore, la nostra infanzia.
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