La riserva naturale della Foresta di Vallombrosa è uno dei luoghi montani più importanti del Valdarno. Sita nel comune di Reggello (FI) a 1.000mt di altitudine, comprende una vasta area verde di castagni, faggi e abeti, all’ombra dei quali trova posto L’Abbazia Benedettina di Vallombrosa, fondata nel XI sec. da San Giovanni Gualberto.
Arrivando a Vallombrosa si nota subito l’Abbazia, un luogo dall’aspetto austero, con le sue alte mura e la torretta di avvistamento, preceduta da una bellissima area aperta attrezzata “il Pratone” e circondata dalla fitta foresta di abeti secolari. Accanto l’Abbazia c’è il centro visite del parco con il suo Museo Dendrologico, una vera e propria banca del seme di tutte le piante presenti. Visitare l’interno dell’Abbazia non è così scontato, infatti le visite (esclusivamente guidate) sono circoscritte ai soli mesi di luglio e agosto (in altri periodi l’accesso è consentito solo a gruppi organizzati e su prenotazione) sostanzialmente con un unico accesso introno alle 10/10.30 di mattina (è quindi consigliabile anticipare una telefonata onde evitare una delusione).
Per chi ama il trekking, nel bosco intorno all’Abbazia si snoda un percorso circolare di c.a. 4,8km (ben segnalato e percorribile in c.a. 3ore a seconda del passo) denominato “Circuito delle Cappelle“. La piacevole passeggiata si sviluppa collegando le varie cappelle e tabernacoli legati alla vita del Santo che scelse questo luogo solitario per trascorrere la sua vita lontano dagli uomini e vicino a Dio.
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Lungo la strada, bellissima e piena di curve, che conduce a Vallombrosa, sarà inoltre possibile soffermarsi su una delle più interessanti formazioni geologiche della zona del Valdarno: le Balze. Le Balze del Valdarno (conosciute anche come “Smotte” ) sono costituite da sabbie, argille e ghiaie stratificate, alte fino a un centinaio di metri, di forme diversificate, solcate da profonde gole. Nel Pliocene l’intera zona era un grande lago che, nell’arco di qualche milione d’anni, venne lentamente riempito dai detriti portati a valle da torrenti e fiumi. Completamente prosciugato, l’antico bacino poco a poco venne nuovamente solcato dai corsi dei torrenti che scendevano verso l’Arno, dando origine alle balze così come le possiamo vedere oggi.
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